//Mi amo troppo per stare con chiunque.

Mi amo troppo per stare con chiunque.

di | 2025-05-14T22:35:54+02:00 14-5-2025 22:35|Alboscuole|0 Commenti
Tra i casi più recenti di femminicidio nel nostro Paese, ci sono quelli di Sara Campanella e Ilaria Sula. Due casi allucinanti. Come del resto tutti gli altri. Ilaria, una studentessa 22enne, è stata uccisa, fatta a pezzi, messa in una valigia e buttata in un dirupo dal reo confesso,tale Mark Samson con il quale Ilaria aveva avuto una storia sentimentale.  Il cadavere è stato poi ritrovato la notte del 2 aprile, nel Comune di Capranica Prenestina. “L’ho uccisa per gelosia, ma amavo Ilaria”. “Ho avuto un raptus, ho agito d’ impulso” avrebbe detto Mark Samson agli inquirenti i quali però, subito dopo le primissime fasi delle indagini  hanno cercato, viste anche le numerose bugie raccontate dal ragazzo appena più grande di Ilaria, gli elementi di una non improbabile premeditazione.  L’omicidio è avvenuto nella casa in cui l’indagato viveva con i suoi genitori, pare presenti al momento dei fatti,e perciò  tra la sera del 25 marzo e la mattina del 26. L’autopsia  indica lo «choc emorragico» causato da tre coltellate al collo  come causa della morte.  Altre tracce farebbero pensare che almeno per pochi passi e in un tempo breve  la ragazza abbia provato ad allontanarsi dall’assassino, così come le ferite sulle braccia farebbero pensare ad un estremo  tentativo di difendersi.“l’ho uccisa perché ero geloso” le parole di Mark. Era geloso di lei oppure era geloso o meglio invidioso  della determinazione e del successo di Ilaria? Non fa molta differenza, entrambi i moventi rientrano nella casistica.    Di sicuro la determinazione e il successo delle donne , esattamente come la loro libertà( prima fra tutte quella di dire no) e il modo in cui vivono le relazioni sentimentali, mediamente più maturo rispetto a quello degli uomini, sono in conflitto con una rappresentazione della donna che purtroppo persiste nella nostra società .Ogni femminicidio si porta dietro una scia di dolore e di impotenza che porta spesso i genitori delle vittime a  farsi domande inutili e dolorose  che possiamo solo immaginare.  “Mi hanno tolto il cuore” rende bene l’idea del devastante vuoto al quale questi genitori incolpevoli sono stati condannati.    Sara, anche lei ventiduenne  è stata uccisa nello stesso modo, con cinque coltellate, alla schiena e al collo Una,quella mortale, alla giugulare, un’altra le  ha perforato un polmone. E’ accaduto lo scorso 31 marzo. Reo confesso del delitto un collega con il quale la vittima non aveva avuto  alcuna relazione. In questo caso si trattava piuttosto di un’ossessione che Stefano Argentino nutriva nei suoi confronti. La opprimeva da due anni, era la ragazza dei suoi sogni,ma non poteva accettare il fatto che era un amore non corrisposto, e che lei non provava gli stessi sentimenti.    I casi di cui sopra non sono gli ultimi in ordine di tempo. Purtroppo la lista delle vittime di questa violenza che colpisce le donne indipendentemente dall’età, dalla professione, dal livello culturale e dalla nazionalità si allunga sempre più. E quello che sorprende è la presunta normalità degli autori. Nei notiziari si sente spesso la frase “studiava, non ha mai avuto comportamenti aggressivi, aveva un sacco di amici”, oppure “ era un bravo lavoratore, nessuno l’avrebbe mai pensato. Li definiscono così parenti e amici ma anche colleghi e vicini.  Talvolta si tratta di bugiardi seriali che riescono ad avere una doppia vita senza che le persone coinvolte se ne accorgano, altre volte hanno assorbito un  modello  culturale che relega la donna a un ruolo subordinato e non sono in grado di gestire la rabbia derivante da un atto di “ ribellione”. Può capitare facciano uso di alcool o di sostanze stupefacenti e che questo amplifichi la rabbia che non riescono a controllare. Non sono mostri, sono persone normali che si incontrano ogni giorno , non sono riconoscibili al primo impatto ma possono fare cose mostruose. Per queste ragioni diventa difficile difendersi. Si insegna alle bambine a difendersi dagli sconosciuti,dai delinquenti non da chi dice di amarle e si mostra persino dipendente da loro tanto da suscitare compassione.  E’ il caso di Giulia Cecchettin che non riusciva a chiudere in modo definitivo una storia che non la faceva star bene per paura che il suo ex si facesse del male. La chiamano “sindrome della crocerossina sintetizzata in frasi del tipo “ io lo salverò, io lo cambierò. Succede raramente, molto più spesso sono le donne che cambiano e non riconoscono più se stesse fino a perdersi e a morire. Eppure sei segnali ci sono sempre, occorre coglierli ma non tutte hanno la forza per troncare una relazione nella quale credono, non tutte hanno un tale livello di autostima da non cedere alla  lusinga di sentirsi cercate, volute. Sara in realtà in se stessa credeva se la frase con cui viene ricordata è “ Mi amo troppo per stare con chiunque”. In questo caso neppure l’autostima è servita. Forse per questo il caso di Sara è ancora più incredibile.   Fare l’identikit di un uomo violento non è facile. Troppe sono le variabili che concorrono a produrre una personalità di questo tipo. Ci hanno provato in molti. Margaret Elbow In un suo studio del 1977, dal titolo Theoretical considerations of violent marriage, descrive quattro tipi di aggressore: Controllante,  Difensore ( vede le cose come una minaccia di abbandono), Chi ricerca l’approvazione ( ha bisogno di rinforzo di autostima), Incorporatore ( agisce con violenza per il timore di perdere l’oggetto del suo affetto). Ma al di là di questi studi è fondamentale lavorare sulle discriminazioni di genere e sull’educazione sentimentale oltre che sul livello  culturale della società nel suo complesso perché i ragazzi siano aiutati a superare la frustrazione derivante dal non poter avere o conservare ciò che procura loro piacere ( che sia un oggetto o purtroppo  una persona, la frustrazione, in sintesi, del NO. Una parola di due lettere, che costa la vita a tantissime donne.    Lorena Nezha  Rossana Terlimbacco