//#MajoranaPentameron 2^B”A ciascuno il suo: miti e leggende dal mondo I Boscimani – uomini della boscaglia fra riti religiosi e magia omeopatica.

#MajoranaPentameron 2^B”A ciascuno il suo: miti e leggende dal mondo I Boscimani – uomini della boscaglia fra riti religiosi e magia omeopatica.

di | 2020-03-27T19:03:22+01:00 27-3-2020 18:47|Alboscuole|0 Commenti
di Sara Di Stasio-2^B-

I San, detti anche Khwe, Basarwa o Boscimani sono un popolo che vive nel Kalahari (tra Sudafrica, Namibia e Botswana). Il nome “San” fu loro attribuito dai Khoikhoi, nella cui lingua san significa “straniero”, “diverso”. In genere i San preferiscono farsi chiamare “boscimani”, sebbene questa denominazione appaia offensiva, perché letteralmente significa “uomini della boscaglia”. Le prove archeologiche suggeriscono che i San abitino l’Africa meridionale da almeno 22.000 anni.

Cacciatori-raccoglitori noti per aver sviluppato un particolare sistema di comunicazione manuale durante la caccia,  per cacciare usano frecce avvelenate con la linfa della Euphorbia damarana. Tale  usanza  ha valso loro il soprannome di “uomini-scorpione”. Riti religiosi e magia omeopatica: per esempio, se i Boscimani dovevano cacciare una preda veloce, cercavano di nutrirsi di carne di un animale lento nei movimenti, augurandosi che la loro preda ne subisse l’influsso “magico”.

All’arte dei Boscimani è attribuita la più recente produzione di arte rupestre del Sudafrica: nelle scene dipinte o incise i cacciatori boscimani appaiono armati di archi, intenti a predare gli armenti dei gruppi bantu.  La forma di arte principale dei Boscimani è rappresentata dai petroglifi, che venivano usati anche per istruire i bambini. In Namibia si trovano numerosi siti archeologici ricchi di graffiti boscimani; uno dei più noti è quello di Twyfelfontein.

I Boscimani temono gli spiriti dei morti, il cui signore è Guab; Kaggen è il dio benefico, signore degli animali. Nelle leggende sulla creazione si  narra che all’inizio dei tempi uomini ed animali erano forniti di parola, ma poi un essere malvagio, chiamato Hochigan, la tolse alle bestie.

I Boscimani amano ornarsi di monili e amuleti, amano l’arte e in particolare la musica, il canto e la danza. Il loro principale strumento musicale è una specie di arco che tengono premuto contro la bocca;  adoperano anche una specie di lira a quattro corde. Danzano spesso sia per il piacere personale sia per piacere degli altri. La cosa più triste è che i Boscimani hanno completamente abbandonato le loro forme d’arte maggiormente sviluppate e più caratteristiche dopo essere stati cacciati dal loro territorio. Le opere sono piene di colori, naturalistiche e raffinate; molti dipinti mostrano razzie di bestiame, danze, scene magiche o mitologiche rappresentanti figure umane con volti di animali.

I Boscimani ritengono che la notte non sia freddo solo per loro, ma anche per il Sole, descritto come un vecchio dormiglione che vive solitario in una capanna isolata. Così, per proteggersi dal freddo, si tira addosso la sua coperta per stare caldo, ma la coperta è vecchia quanto lui ed è piena di buchi. È per questo che l’oscurità della notte è rotta dalla luce che filtra attraverso i buchi della coperta, le stelle.

Il Sole, la Luna e le stelle occupano un posto importante nei miti di questo popolo. Gli  astri non sono per il Boscimano entità astratte, ma sono creature reali,  in un’altra epoca (“epoca della prima stirpe”)  loro stesse uomini e cacciatori come lui,  vaganti sulla terra in cerca di selvaggina e con  la facoltà di parlare. Nonostante ora risiedano nel cielo, non vengono  percepite come distanti e separati, ma piuttosto come parte integrante della stessa famiglia, e come tali  trattate con gentilezza e benevolenza: il Boscimano chiama le stelle più brillanti del cielo africano Canopo.

PREGHIERA DEL CACCIATORE A NONNA CANOPO

Dammi il tuo cuore che hai in abbondanza

e tu prendi il mio che è terribilmente vuoto,

che anch’io possa essere colmo come te.

Perché ho fame, ma tu sembri essere pienamente soddisfatta,

tu che sei tanto piccola.

Perché ho fame, dammi il tuo stomaco che è sazio

e prendi il mio, che possa anche tu

provare la fame.

Dammi il tuo braccio, che il mio sbaglia mira,

e colpisci per me la preda.”

La Luna, come in ogni parte del mondo, è una figura centrale carica di significati.

Per i Boscimani è una divinità maschile creata da Kaggen (nome che significa Mantide), la figura centrale della loro mitologia, che combina in un unico personaggio un uomo, un mago ed un semidio. Una notte, per poter vedere al buio, lanciò in cielo un suo sandalo e questo divenne la Luna.

“Anche il vecchio padre Luna

creatura del buio e del freddo,

percorre l’oscurità, freddo nel suo gelo.

Una scarpa di pelle è fredda e lui è una scarpa di pelle”.

Il mito “L’ascella del sole” racconta il tentativo di un gruppo di ragazzi di sollevare il Sole dalla parte dell’ascella affinché illumini tutto il territorio ed asciughi il riso dei Boscimani. Seguendo il consiglio della madre, aspettano che il Sole vada a dormire per avvicinarsi, parlargli, sollevarlo e lanciarlo su nel cielo. Così fanno e intanto invocano il Sole affinché riscaldi la terra dei Boscimani. La seconda parte del mito narra il susseguirsi del sorgere e del tramonto del Sole in rapporto alla Luna che viene trafitta dal raggio solare fino a che deperisce e conserva solo la sua spina dorsale (luna crescente). Poi le fasi si susseguono. Grazie al Sole che sta lassù la vita prosegue.