//La situazione lavorativa in Italia

La situazione lavorativa in Italia

di | 2018-10-23T10:41:11+02:00 22-10-2018 10:11|Alboscuole|0 Commenti
di Matteo Mennillo – Nel nostro paese l’occupazione è in aumento, ma sempre ad un livello inferiore, rispetto alle altre nazioni, con salari in calo e livelli di insicurezza, stress e povertà peggiori della media dei Paesi industrializzati. E meno di 1 disoccupato su 10 riceve un sussidio di disoccupazione. Le proiezioni dell’Ocse suggeriscono che la tendenza positiva continuerà nei prossimi due anni», indica lo studio. Considerando la fascia d’età 20-64 anni l’occupazione alla fine dello scorso anno era del 62,3%, anche in questo caso quasi uguale al 62,4% del 2006. In aprile il tasso dei senza lavoro era al 5,3%, I salari reali nella Penisola sono diminuiti dell’1,1% tra il quarto trimestre 2016 e il quarto trimestre 2017, rispetto a una crescita media Ocse dello 0,6% nello stesso periodo. Lo stress da lavoro, cioè il dover faticare molto con poche risorse a disposizione, tocca quasi il 30% dei lavoratori (sia pure in calo dal 35,6% del 2006) contro il 27,5% dell’Ocse (in Norvegia è il problema solo per il 13,8% dei lavoratori, mentre in Grecia la percentuale si impenna al 48%). Il divario uomo-donna nel reddito da lavoro in Italia supera il 44% contro la media del 38,5% dell’area Ocse, con oscillazioni che vanno tra il 61% della Corea e il 21% della Finlandia. Il «gap» occupazionale a danno dei gruppi svantaggiati, come madri con figli, giovani, lavoratori anziani, stranieri e persone con disabilità parziali, nella Penisola è il quarto più alto dell’Ocse: pur essendo diminuito un po’ nell’ultimo decennio è pari al 34% contro il 25% medio dell’area, dove tocca il livello minimo in Islanda (9,2%) e il massimo in Grecia (47%). In Italia, tuttavia, meno di un disoccupato su 10 (l’8,4% ai sensi delle statistiche Ilo) riceveva il sussidio di disoccupazione nel 2016, la percentuale più bassa dell’Ocse dopo quella della Repubblica Slovacca, contro la media dell’area – già molto ridotta, come rileva lo studio – di uno su 3 (29%). E in Italia la percentuale scende ulteriormente (7% contro il 22% Ocse), il livello minimo tra i Paesi presi in considerazione, se si considerano anche i lavoratori scoraggiati. Una situazione, quella italiana, che deriva dalla combinazione di un’alta percentuale di disoccupati di lungo periodo e di una durata massima del sussidio relativamente bassa. La percentuale di disoccupati coperti dal sussidio, però, dovrebbe migliorare – secondo l’Ocse – con l’entrata a pieno regime della riforma degli ammortizzatori sociali contenuta nel Jobs Act cioè riforma dei diritti dei lavori.