//LA SCUOLA AL TEMPO DEL COVID

LA SCUOLA AL TEMPO DEL COVID

di | 2020-12-21T09:45:31+01:00 21-12-2020 9:45|Alboscuole|0 Commenti
Anche quest’anno, nonostante i ritardi dovuti alle varie esigenze della pandemia, siamo riusciti ad iniziare l’anno scolastico. Un anno davvero diverso dai soliti, non solo per le varie norme, per le sanificazioni e per la didattica a distanza, ma diverso anche dal punto di vista emotivo vero e proprio. Il rientro alle classi non è stato quel solito e caotico rientro che magari per qualcuno era una voglia irrefrenabile di rincontrare i propri compagni, mentre per qualcun altro era solo un triste abbandono dell’estate ormai conclusa: è stato una vera e propria voglia di ritornare alla normalità. Svegliarsi di corsa dopo aver rimandato la sveglia per un paio di volte, prendere quell’autobus sempre pieno, salutare ansiosamente un amico mentre si stringe fra le mani un libro con gli appunti per la verifica della prima ora. Cose che accadevano spesso e che consideravamo come “torture quotidiane” sono diventate dei “bei ricordi” che vorremmo ritornassero il prima possibile. I primi giorni di presenza quest’anno, inoltre, sono stati i più belli come i più duri che avessimo mai affrontato. La felicità che si manifestava negli occhi di ciascuno di noi nel rivedere i propri amici era indescrivibile, soprattutto dopo mesi in cui le persone a noi più care avevano preso le sembianze di uno schermo cupo e freddo, ma allo stesso tempo vi era presente un dolore grande, quasi come questa emozione, al pensiero che non avremmo potuto abbracciarci, stringerci e baciarci come facevamo prima senza pensarci, per colpa di questo virus che ha preso le sembianze di una mascherina che abbiamo imparato ad odiare e disprezzare. Purtroppo, questa piccola possibilità di rivederci, nonostante i distanziamenti, non è potuta durare molto e ci siamo ritrovati a digitare di nuovo su una tastiera che è ormai diventata l’unico metodo che abbiamo per non smettere di volerci bene. Con la didattica a distanza è tutto molto diverso e ci sembra di essere quasi in un incubo quando ci pensiamo, però anche quest’ultima qualche lezione di vita e esperienza ce l’ha data. Grazie ad essa forse abbiamo cominciato ad apprezzare un po’ di più ciò che abbiamo: oltre alla nostra famiglia, siamo riusciti ad apprezzare quelle lezioni che reputavamo noiose e che hanno cominciato a sembrarci molto più interessanti di una volta, quella voglia di smettere di scrivere si è trasformata in una voglia matta di riprendere carta e penna e quella sensazione di voler rimanere a casa a dormire invece di andare a scuola, si è trasformata in una voglia irrefrenabile di correre a prendere l’autobus per recarsi in quel luogo che un po’ ci scocciava di raggiungere. Poi inoltre, siamo riusciti a fare anche molte altre esperienze divertenti: chi si sveglia a pochi minuti dalle lezioni, chi fa colazione durante una verifica importante, chi si presenta sempre in pigiama per la sua pigrizia nel cambiarsi, chi cerca in tutti i modi di provare a leggere durante un’interrogazione e come al solito viene beccato in pieno o chi ha una connessione così scarsa che bloccandosi di continuo riesce a far sfuggire una risata a qualcuno. Da tutto ciò ho imparato che la scuola non è un edificio come abbiamo sempre e superficialmente pensato, essa è l’insieme di tutte le persone che ne fanno parte che con i propri caratteri e con le proprie emozioni danno vita alla felicità che solo in questi anni riusciamo a provare. Ma allora siamo davvero sicuri che questa pandemia ci abbia fatto solo del male?

Francesca Camelio, IV B