//“La pelle in cui abito” – presentazione di un libro di storie di migranti

“La pelle in cui abito” – presentazione di un libro di storie di migranti

di | 2020-02-21T15:08:21+01:00 21-2-2020 15:08|Alboscuole|0 Commenti
Di Christian Leone – classe III sez. A   Il 19 Febbraio 2020 tutte le terze della scuola Padre Nicolò Vaccina si sono recate in palestra per ascoltare le testimonianze del giornalista Giancarlo Visitilli scrittore del libro “La pelle in cui abito”. Giancarlo Visitilli è un professore e insegna Lettere in un liceo di Bari. In questo libro narra la storia di Kader Diabate, un ragazzo di 21 anni di colore che, all’età di 15 anni, ha viaggiato dalla Costa d’Avorio per arrivare in Italia, precisamente in Calabria e poi a Corato. Adesso Kader non abita più a Corato e non è più in Puglia da Dicembre.” Ha cambiato luogo quindi ha cambiato vita”. è andato via perché hanno chiuso gli sprar. Essi sono luoghi dove gli immigrati vivevano e venivano curati. Giancarlo Visitilli ha incontrato Kader otto volte e Kader gli ha raccontato la sua drammatica storia che poi è diventata un libro molto interessante. Lo scrittore ha visto com’erano le condizioni di vita in Libia. Ci ha raccontato che ha visto molte persone soffrire e morire e la scena che gli è rimasta più impressa era quella di un donna, madre, che stava per morire e aveva suo figlio in braccio che le ”ciucciava” il latte come se stesse “ciucciando” la sua morte. Queste sì che sono immagini di cui è difficile sbarazzarsene, immagini che rimangono impresse. Ha parlato della Libia perché gli immigrati partono di lì, passano dal Mediterraneo, definito dallo scrittore un cimitero perché è pieno di plastica che viene mangiata dai pesci che a loro volta muoiono riempendo il mare di animali morti, fino ad arrivare in Italia. Lo scrittore ci ha raccontato anche come violentano le donne, ponendoci di fronte a delle scene tanto orribili che è davvero difficile credere che tutto ciò possa accadere realmente. “Noi siamo corpo; in tutte le nostre azioni siamo corpo” così diceva il professor Visitilli, e credo che sia attraverso queste parole sul corpo che si possa davvero capire che siamo tutti appartenenti ad una razza umana e che siamo tutti uguali.