//La pelle in cui abito: incontro con Giancarlo Visitilli

La pelle in cui abito: incontro con Giancarlo Visitilli

di | 2020-02-03T06:26:39+01:00 3-2-2020 6:26|Alboscuole|0 Commenti
Martedì 28 gennaio 2020 nell’auditorium della scuola secondaria di primo grado “Renato Moro” c’è stato un incontro con l’Autore, un po’ diverso dal solito. La sala era gremita di alunni che stringevano tra le mani il loro libro in attesa dell’autografo ma non solo. Tutti erano in attesa di capire meglio il racconto che avevano appena terminato di leggere. L’incontro è stato organizzato dal Dipartimento di Lettere, in collaborazione con la libreria La Biblioteca di Babele, rappresentata dalla prof.ssa Rosangela Cito  e con la F.I.D.A.P.A. (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) sezione di Barletta che vede come presidente, Rossana Colucci, docente della scuola. Ecco Giancarlo Visitilli è arrivato e dopo qualche minuto per gli studenti, i docenti e  i genitori presenti, è diventato solo Giancarlo. Un silenzio spontaneo e un’attenzione meravigliosa e il giornalista, scrittore, professore e critico cinematografico, Giancarlo Visitilli, nonché promotore della cooperativa sociale, “I bambini di Truffault”, è pronto per rispondere ad alcune domande che gli alunni hanno preparato riguardo il suo ultimo libro, ”La pelle in cui abito”, Editori Laterza. Dopo aver raccontato la genesi del libro, avvenuta in un primo momento attraverso una telefonata da parte di Giuseppe Laterza e successivamente con la visione di un video di pochi minuti, e poi l’incontro con Kader Diabate e il suo racconto, il libro “La pelle in cui abito” già alla terza ristampa, ha invaso la mente e il cuore di tanti lettori che hanno divorato le pagine, curiosi di arrivare fino in fondo per decifrare i segni della pelle altrui e i segni della propria pelle. Kader Diabate è, potremmo dire, il protagonista, anche se rappresenta tutti coloro che affrontano il “mare” per un futuro diverso, non migliore. Dopo l’avventura del mare, attraverso l’esperienza del deserto, dei pirati, dei riscatti, del carcere che richiamano le condizioni disumane vissute dagli ebrei circa 70 anni fa, si arriva, di solito in Italia e bisogna fare i conti con l’integrazione. Tra i tanti aspetti positivi che questo libro possiede, aspetti esplosivi perché trattasi  di un libro-bomba, un libro che scuote l’anima, c’è la nostra Puglia con la sua storia, con le sue tradizioni, con la sua musica, dalla pizzica a Caparezza che viene citato più volte. Ma chi è Kader? Kader è un ragazzo che deve respirare realtà crudeli, lontane dalle sue vecchie abitudini, è un ragazzo che non può più tornare indietro ma deve andare avanti. Nel libro, come un moderno Ulisse racconta il suo viaggio, tra sole, vento e pioggia, prigionia in Libia, gommone per la traversata in mare.  Il mare, il “buco nero” che può diventare privo di colore e di vita. Un mare ipnotico, un mare con il suo urlo assordante e con una bocca che se ti deve inghiottire, ti inghiotte. È risaputo che non tutti riescono a trovare una speranza. In queste storie regna l’ingiustizia che si rovescia sulle loro vite, senza mai andarsene. E Giancarlo Visitilli, di ingiustizie e di vite andate in frantumi ne ha viste tante e proprio con i suoi occhi e con la sua pelle.  Le pagine di carta si trasformano in emozioni e parlano allo “spirito guerriero” che dentro ognuno di noi rugge, fa rumore. È un racconto che comunica direttamente con i nostri sensi e coinvolge per stravolgere, per cambiare, per essere diversi, non più gli stessi, per confrontare la nostra vita piena di azioni senza senso, piene di sprechi, con una vita più semplice e più vera come il “sarto dell’amore” descritto da Kader. L’unico motore che dovrebbe spingere i giovani e gli adulti a vivere in maniera dignitosa è la conoscenza, la scuola, la cultura. Un concetto, sul quale, nel libro e anche durante l’intervista, l’autore ha insistito molto. Una scuola gratuita, a volte scontata e sottovalutata, rimane l’unico luogo dove poter conoscere e comprendere la realtà. La relazione tra docenti e alunni, studenti è una relazione d’amore. Giancarlo ha sconvolto tutta la platea con l’espressione “a scuola si fa l’amore”. L’amore è empatia, l’amore è emozione, è affidarsi e fidarsi dell’altro. Basti pensare ai temi in cui i ragazzi raccontano la loro vita, ai volti segnati dalla tristezza e dalla gioia, frutto di una giornata vissuta in famiglia. La scuola è un diritto e bisogna tenerselo stretto. Nel romanzo non solo integrazione ma anche diritti umani, a volte soppressi come se non ci fosse un domani. L’uomo, secondo Stefano Rodotà ha  “il diritto di avere diritti”. Difficile è e sarà per l’autore dimenticare scene scolpite nel suo cuore come quella della mamma su un carretto, sotto il sole rovente, senza vita, mentre il suo bambino sta succhiando il latte. “L’essere umano è fatto per partorire vita, non morte”. Questo è solo uno degli episodi che lasciano il segno, che provocano cicatrici che non puoi più eliminare dalla tua pelle. Ogni viaggio è sinonimo di conoscenza e Kader e Giancarlo hanno visto e conosciuto e sono cambiati. Hanno entrambi cicatrici diverse ma non per questo si stancheranno di viaggiare e di conoscere. Il sapere è tutto. Solo con la conoscenza si avrà la certezza di vivere.   Tiziana Diblasio III F