//La nostra… anzi, le nostre culture

La nostra… anzi, le nostre culture

di | 2019-06-12T10:02:01+02:00 12-6-2019 10:00|Alboscuole|0 Commenti
LA NOSTRA…ANZI, LE NOSTRE CULTURE Noi ragazzi di Alternativa alla Religione Cattolica ci siamo soffermati sul significato della Giornata sulle diversità e sulla tolleranza, ricordata il 22 maggio di ogni anno. Siamo partiti dal senso specifico del termine “multiculturalismo”, il quale descrive una situazione in cui sono contemporaneamente presenti gruppi di persone di origini, tradizioni e culture differenti. Sentiamo parlare continuamente di città multiculturali, come: Parigi, Roma e Londra. Il multiculturalismo non è un fenomeno nuovo, anche se negli ultimi anni ha conosciuto un forte sviluppo in seguito alla crescita dei movimenti migratori. L’antica Roma, Costantinopoli e Venezia erano città multiculturali già molti secoli fa. Il termine multiculturalismo indica pratiche politiche usate da alcuni stati nazionali per dare dignità e pubblico riconoscimento alle minoranze culturali e linguistiche presenti sul loro territorio. In stati come il Canada e l’Australia, in cui vivono popolazioni aborigene (cioè presenti sul territorio fin dalle origini) perseguitate al tempo del colonialismo, esistono oggi leggi che garantiscono i diritti di questi popoli. Sono molteplici le differenze di consuetudini, di lingua, di cibo, di bevande, di varietà nell’abbigliamento. L’articolo 10 della Costituzione Italiana affronta l’importante questione degli stranieri presenti nel nostro Paese; la carta costituzionale impegna l’Italia a uniformarsi alle principali norme del diritto internazionale. Il nostro ordinamento prevede due categorie di stranieri:
  • I cittadini dell’UE che godono dei diritti e doveri assimilabili a quelli dei cittadini italiani.
  • I cittadini non appartenenti all’UE, che possono essere soggetti a restrizioni relativamente al loro diritto di ingresso, soggiorno e permanenza nel nostro territorio.
Due importanti forme di tutela degli stranieri sono il diritto di asilo e il divieto di estradizione per motivi politici. Da molti anni ormai l’Italia è diventata l’approdo di diversi milioni di immigrati. Secondo le ricerche più recenti, l’Italia ha bisogno degli immigrati, il cui numero è tra l’altro in continua crescita. Naturalmente esistono situazioni diversificate da regione a regione: in alcuni Comuni, soprattutto nelle realtà più produttive del Nord, tali soglie superano da tempo il 20%. Al di là dei numeri, la presenza di immigrati, o stranieri, è particolarmente importante per il nostro Paese sotto due aspetti: quello demografico e quello economico. Sul piano dell’integrazione, infine, arrivano segnali incoraggianti. Gli studi compiuti su questo aspetto rivelano che la maggioranza degli italiani condivide l’idea che la presenza di persone portatrici di altre culture costituisca un arricchimento reciproco. Molto delicata risulta essere la questione dei minori stranieri in Italia, soprattutto se si tratta di minori entrati clandestinamente. Essi sono titolari di tutti i diritti garantiti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, la quale afferma che in tutte le decisioni che li riguardano, deve essere tenuto in conto il “superiore” interesse dei minori. L’ordinamento italiano affida alla Direzione Generale dell’Immigrazione il compito di vigilare sulle modalità di soggiorno dei minori stranieri, temporaneamente ammessi nel Paese. Inoltre, i minori presenti in Italia si dividono in due categorie:
  • Accompagnati, cioè minori affidati con provvedimento formale.
  • Non accompagnati, cioè minori che si trovano in Italia privi di genitori legalmente responsabili della loro assistenza o rappresentanza.
Le leggi italiane sono particolarmente severe con gli stranieri irregolari, cioè con gli stranieri che si trovano nel nostro Paese privi di documenti per l’ingresso e il soggiorno. Dal 2009, in Italia la clandestinità è un reato. Esso è punibile con un’ammenda o anche con l’espulsione. Una volta individuati dalla polizia, i clandestini vengono condotti in apposite strutture, i (CIE) Centri di identificazione ed espulsione nei quali rimangono solo per 18 mesi. Anche nella nostra esperienza quotidiana sono presenti amici che provengono da altri Paesi del mondo… alcuni di noi, professando una religione diversa da quella cattolica, vengono dalla Romania, dal Marocco, dalla Tunisia. Ogni giorno ci arricchiamo l’uno dell’altro, anche solo paragonando le nostre merende a scuola: abbiamo gusti a volte diversi e questo ci distingue dal senso di uniformità che ci dà la società moderna. Troviamo interessante e divertente, ad esempio, studiare in geografia i nostri territori, collegare la storia che ci propone il testo, con quella che ci raccontano i nostri genitori, e ci sentiamo particolarmente fieri quando i nostri amici si fanno aiutare in inglese o in francese! Impariamo così ad apprezzare le nostre differenze.