//LA DROGA NELLE SCUOLE E LE ISTITUZIONI

LA DROGA NELLE SCUOLE E LE ISTITUZIONI

di | 2019-03-17T10:38:21+01:00 17-3-2019 10:38|Alboscuole|7 Comments
Un grave problema della realtà giovanile, come ben sappiamo, è l’uso incontrollato delle droghe. Probabilmente è una problematica che investe le nostre realtà scolastiche e ci riguarda da vicino più di quanto si possa immaginare. Recenti dati statistici hanno rilevato che l’abuso da parte dei giovani di sostanze stupefacenti è sempre in aumento, e addirittura che l’età media di chi si avvicina a queste sostanze si è abbassata a 13 anni, circa il periodo delle scuole medie, di conseguenza alle scuole superiori possono arrivare ragazzi che già hanno fatto uso di droghe. Inoltre è stato rilevato che la scuola risulta come uno dei principali luoghi in cui avviene per la prima volta il contatto con le sostanze stupefacenti e addirittura il consumo di esse. Ma perché i ragazzi cercano sfogo o rifugio in sostanze tossiche, soprattutto in luoghi come la scuola che sin dai primi anni ti insegna a fare l’esatto contrario? La risposta più facile da dare a questa domanda sarebbe il desiderio di ‘’provare’’ sensazioni nuove che poi saranno frutto di una dipendenza terribile. Ma in questi anni critici cosa sta svolgendo il governo italiano che rappresenta l’insieme di tutte le istituzioni nei confronti di questa problematica? Recentemente, con il nuovo governo Conte-Di Maio-Salvini sono state approvate delle misure per applicare una vera e propria repressione nei confronti dei ragazzi che si trovano in questo tunnel. Ma nella realtà odierna risulta efficace un provvedimento simile? Non è un problema di merito ma un problema di metodo e nella storia dell’umanità è già stato ampiamente reso evidente come in diversi ambiti ed in particolare nel rapporto con le sostanze stupefacenti: reprimere senza dare spiegazioni, senza educare, senza dare degli strumenti alle persone per capire cosa accade, risulta una la scelta più stupida e controproducente che si possa fare, soprattutto quando si ha a che fare con giovani ragazzi che si avvicinano a certe sostanze solo per il gusto della trasgressione. Invocando un clima di caserma all’interno di un istituto scolastico, presidiandolo di telecamere e addirittura mandando dei corpi dello stato per effettuare controlli anti-droga non sta migliorando la situazione. Investire 2,5 miliardi di euro in un progetto che sicuramente si rivelerà inutile è stata una mossa davvero poco intelligente, pensando soprattutto che il 90% delle scuole italiane cadono a pezzi, senza avere nemmeno i fondi per garantire un giusto mantenimento degli impianti di riscaldamento. Il vero problema è che si è cercato di trovare una soluzione a questa grave situazione che dovrebbe porre al centro l’educazione, con la militarizzazione di uno spazio che dovrebbe essere sacro per i ragazzi. L’aveva spiegato alla perfezione un professore, Antonio Vigilante, che l’anno scorso, all’indomani dell’ennesimo controllo antidroga nelle scuole, aveva scritto una lettera aperta. “Quelli che sono favorevoli a queste incursioni ragionano come segue: spacciare è un reato e il reato è un male che va perseguito; se uno è a posto, nulla ha da temere. (…). Se è così, allora è cosa buona e giusta che le forze dell’ordine facciano irruzione nelle abitazioni private. Sarebbe un modo efficacissimo per combattere il crimine. Controlli a tappeto, a sorpresa, nelle case di tutti. Poliziotti, carabinieri, cani antidroga. In qualsiasi momento aspettatevi che qualcuno bussi alla vostra porta. Che un cane fiuti tra le vostre cose. Se siete a posto, non avete nulla da temere”. Bisognerebbe affrontare questa problematica senza attuare una politica ‘’terrorista’’, aiutando chi si trova in difficoltà, ponendo al centro della questione i gravi danni che a lungo andare provoca la droga, danni tra l’altro irreversibili. In altri termini, più educazione e meno repressione.

FILIPPO GIANNINO (3^ A)