Nel volume Pedagogia interculturale. Concetti, problemi, proposte (1997), Concetta Sirna Terranova risponde con le seguenti considerazioni:
“Realizzare un curricolo interculturale esige che si allarghino gli orizzonti sul mondo, sulle varie risposte culturali che l’umanità ha dato ai bisogni comuni, ma, soprattutto, che si organizzi una conoscenza costruita non come sistema di sicurezze immodificabili, bensì come un sapere che va organizzato continuamente e che si fa attraversare da sensibilità, paradigmi, ottiche diverse. Una conoscenza che non si chiuda in una forma di ‘apartheid cognitivo’, ma che accetti operazioni di rilettura, innesto di nuovi saperi, di comparazioni e di mescolamenti di altre realtà. Far entrare l’interculturalità nella scuola significa, quindi, utilizzare il contributo della tradizione culturale come punto di partenza per impegnarsi in nuove sintesi, accettando il confronto con altre tradizioni, ridimensionando le proprie prospettive: significa aprirsi alla cooperazione riconoscendosi elementi essenziali ma anche complementari di un unico processo di umanizzazione che coinvolge anche altri soggetti storici, portatori di istanze, intuizioni e risorse diverse.”
(Nanni, Una nuova paideia. Prospettive educative per il XXI secolo, EMI, Bologna 2000, p. 170-171)
Il tema proposto ci invita a riflettere sul rapporto tra identità e alterità, in particolare nel contesto della storia e della pedagogia interculturale. La “scoperta” dell’America nel 1492, è descritta come un momento cruciale che non solo segnò l’inizio della mondializzazione, ma anche una riflessione sull’incontro con l’altro. Questo ha messo in luce un cambiamento radicale nell’identità dell’uomo occidentale, che, confrontandosi con realtà nuove e sconosciute, ha dovuto rivedere le proprie categorie interpretative. L’incontro con le popolazioni americane, africane e asiatiche durante la colonizzazione rafforzò l’idea di superiorità occidentale, l’altro visto come inferiore, oppure oggetto di curiosità, come nel caso delle esplorazioni di Colombo. Questo non portò a una comprensione reciproca dell’altro, ma piuttosto a una costituzione dell’altro in termini di differenza culturale e sociale. La scoperta dell’America ma soprattutto degli americani, costituisce “un’incontro” straordinario nella storia dell’umanità. Questa scoperta fu essenziale per noi oggi poiché fu proprio essa che fondò la nostra attuale identità. Il processo di definizione della propria identità tramite il confronto con l’altro ha avuto una formazione delle conoscenze dell’uomo occidentale, spingendolo a interrogarci sulle proprie origini culturali, sui valori e sulle categorie interpretative del mondo. La riflessione sul nuovo concetto di identità pone una sfida per il rinnovamento del sapere e dell’educazione. La scuola del XXI secolo non può più limitarsi a un sapere concentrato sulla tradizione europea. Occorre un’apertura nei confronti delle culture indigene poiché l’uomo occidentale aveva la mentalità di dominio. In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, è fondamentale che i saperi non siano più solo il prodotto di una visione, ma che ci sia un arricchimento dei contributi di altre tradizioni culturali, per una formazione più completa e inclusiva. Il compito degli insegnanti è quello di non limitarsi semplicemente alla divulgazione dei contenuti trasmettendoli a coloro che ascoltano, ma a divenire mediatori culturali in grado di promuovere una comprensione reciproca tra le diverse identità culturali. Devono essere in grado di creare un ambiente educativo che non solo rispetti le differenze, ma che sappia valorizzarle, facendo sì che l’incontro con l’altro non sia vista come una minaccia, ma come un’opportunità di crescita. L’insegnante deve avere competenze non solo didattiche ma anche interculturali, essendo capace di gestire e orientare l’incontro con il diverso in modo positivo e costruttivo. Oggi l’integrazione delle diversità rappresenta una sfida decisiva per la scuola. Gli insegnanti devono impegnarsi ad aprire la mente degli studenti alle conoscenze di altri popoli, culture e tradizioni. Bisogna affrontare le sfide e rendere il mondo globalizzato senza distinzioni e con più inclusione dei “diversi”.