//Imparare dalla storia. Il processo a Socrate, un classico contemporaneo. Elisa Demurtas 3A Sc Umane

Imparare dalla storia. Il processo a Socrate, un classico contemporaneo. Elisa Demurtas 3A Sc Umane

di | 2025-04-26T10:41:50+02:00 26-4-2025 10:41|Alboscuole|0 Commenti
Nell’articolo 54 della nostra Costituzione, viene evidenziato e spiegato il dovere di essere fedeli sempre e comunque alla Repubblica, rispettandone le leggi e la costituzione. Questo pensiero lo ritroviamo con Socrate ad Atene. Egli fu un importante maestro  e filosofo per quell’epoca; stimava fortemente le leggi della sua Città, onorandole e rispettandole sempre, a qualunque costo:  nel momento in cui ad Atene la vita politica stava diventando complicata , Socrate fece emergere con forza la propria idea di  giustizia , venendo così arrestato e successivamente condannato ; nonostante le molteplici vie di fuga dal proprio crudele destino , egli scelse comunque di morire , restando fedele alla legge , e soprattutto ai suoi principi , poiché avendo costruito tutta la sua vita sulla base della giustizia e delle leggi della sua città, non poteva sottrarsi alla volontà del demos ateniese , cancellando così tutto il lavoro e l’opera di maestro svolta fino ad allora. Il suo pensiero abbiamo dunque capito , era incentrato sulla lealtà , verso la città e verso le sue leggi: per Socrate un essere umano poteva definirsi tale solo all’interno di una società: dalla frase “ le leggi , si possono cambiare o migliorare , ma non violare , altrimenti verrebbe bene la stessa vita in società” , deduciamo che Socrate aveva una visione differente della realtà , rispetto ai numerosi politici della sua epoca , molti dei quali che venivano da lui definiti “sofisti” e non avrebbero mai intrapreso la sua scelta, nonostante fossero anch’essi padroni della parola: come disse Senofonte , Socrate (suo maestro) “ pur non essendo un politico , era stato l’unico vero politico ad Atene” ,  fu  capace di distinguere le cose giuste da quelle sbagliate in contesti complicati e anche pericolosi , donando la sua vita in cambio di fedeltà eterna ai principi in cui credeva. Il processo a Socrate fu un processo di ordine politico. Fu condannato il personaggio privato o il personaggio pubblico? Fu sicuramente un processo pubblico, poiché Socrate era ormai da tempo una figura conosciuta e importante ad Atene, rappresentava all’interno della società, un esempio da seguire, perché il suo pensiero e le sue teorie filosofiche erano ormai entrate nella mente di tutti gli ateniesi, attirando soprattutto i giovani, spesso difficili da coinvolgere. Fin da subito mostra interesse per la giustizia riservando diverse critiche ai valori della città da tempo in vigore, diventando così un elemento centrale per la vita della società. Fu arbitrariamente accusato di “corrompere i giovani” e di “introdurre nuovi dei” in realtà il suo insegnamento minava l’autorità della polis e suoi meccanismi di governo. Socrate incoraggiava i cittadini a pensare criticamente e a mettere in dubbio le leggi, le tradizioni, e le decisioni politiche. Questo atteggiamento era percepito come una minaccia in un momento delicato per Atene, segnata dalla sconfitta nella guerra del Peloponneso e dalla restaurazione della democrazia ateniese dopo il regime oligarchico dei 30 tiranni. Per il processo notiamo dunque un’importante prevalenza politica, perché si trattava Socrate come figura pubblica, ma anche Socrate come figura privata, poiché egli negli anni aveva instaurato forti rapporti con i cittadini e con i ragazzi, creandosi una bella immagine all’interno della città. Fu condannato dunque il personaggio pubblico, ossia il filosofo che con la sua attività educativa sfidava il conformismo e i valori della città: il processo rappresentò quindi, il tentativo di silenziare un individuo che incarnava la libertà di pensiero.