//Il ventaglio e gli occhiali da sole

Il ventaglio e gli occhiali da sole

di | 2020-03-29T09:34:55+02:00 29-3-2020 9:11|Alboscuole|0 Commenti
di Maria Rosaria Bisanti – #binomiofantastico #omaggioarodari La vigilia della partenza finalmente era arrivata, si potevano fare i bagagli, ed io sono bravissima a fare i bagagli, non chiedo mai aiuto a i miei genitori. Come tradizione, io e mio fratello non sapevamo la destinazione, ma non poteva essere che una località sul mare, la mamma adora il mare, è nata in un’isola. È così anche quella volta mi ero messa a pensare a tutte le possibili gite in barca, a tutti i pranzi o le cene al ristorante, a tutte le mattinate sulla spiaggia o la passeggiate sul lungomare… e a mettere nella mia valigia tutto l’indispensabile per me. Naturalmente non potevano mancare le mie “due cosette rosa” preferite, gli occhiali da sole e il ventaglio. La mattina dopo con il taxi andammo all’ aeroporto, ci imbarcammo sull’ aereo, arrivammo alla destinazione, ma una volta aperta la finestra della mia camera d’albergo rimasi sorpresa: non si vedeva il mare. La mamma dopo anni aveva accontentato papà, eravamo in montagna. Mi sono lamentata con i miei genitori, non potevo mettere il mio nuovo costume da mare, non mi serviva la protezione solare, era inutile il mio ventaglio e gli occhiali da sole. Papà mi spiegò che mi sarebbe servito tutto, nell’albergo c’era la piscina e nelle vicinanze si poteva nuotare sul laghetto o andare in barca sul fiume. Il giorno dopo tutti pronti per la nostra avventura sul fiume, dovevamo visitare un vecchio castello abbandonato, si diceva anche pieno di fantasmi, e dopo avremmo navigato e pescato sul fiume. Anche se la mamma insisteva che gli occhiali da sole mi servivano, io non potevo separare gli occhiali dal ventaglio, queste due cose erano state comprate lo stesso giorno, avevano lo stesso colore, erano inseparabili. Decisi allora che anche gli occhiali sarebbero rimasti in camera. Una volta chiusa la porta alle mie spalle, nella tranquillità della stanza vuota, gli occhiali iniziarono a lamentarsi perché erano rimasti soli e chiusi in camera, non avrebbero visto nuovi paesaggi e non avrebbero protetto i miei occhi dal sole. Il ventaglio, che era rimasto altrettanto deluso, cercava di consolare i poveri occhiali dicendo che potevano uscire e divertirsi da soli, bastava che gli occhiali si aggrappassero alle pieghe del ventaglio per non perdersi mai. La porta principale dell’appartamento era chiusa, ma la portafinestra del balcone era aperta. Uscirono e scivolarono giù dal tubo dello scarico dell’acqua piovana. Una volta scesi, fu facile uscire dal paese e raggiungere il bosco. La passeggiata era bellissima, salutavano tutti coloro che incontravano e i fiori, gli alberi, gli insetti, gli uccellini e gli scoiattoli rimanevano sorpresi a vedere un ventaglio con gli occhiali da sole passeggiare nel bosco. All’improvviso una gazza ladra si tuffò dall’alto e prese gli occhiali. Le gazze si chiamano ladre perché a loro piace rubare oggetti luccicanti e gli occhiali con le astine dorate e le lenti rosa luccicavano tanto. Gli occhiali iniziarono a gridare aiuto e il ventaglio si agitava e preso dal panico alzava polvere e spaventava gli animali che gli erano vicini. Il ventaglio sapeva che non poteva da solo trovare il suo compagno di avventura, non conosceva il bosco e non sapeva dove era il nido della gazza ladra. Così sconsolato si chiuse e si nascose tra le radici di un albero. Dopo un po’ si avvicinò a lui una volpe, aveva visto il rapimento dei poveri occhiali e voleva offrire aiuto al ventaglio. La volpe non andava molto d’accordo con la gazza, erano tutti e due animali furbi e intelligenti e spesso capitava che uno rubasse il cibo all’altro. La volpe spiegò al ventaglio che sapeva dove era il nido della gazza e dove quella metteva tutti le cose luccicanti che rubava, dovevano solo trovare qualcuno che potesse raggiungere il nido e rubare gli occhiali. La volpe sapeva benissimo a chi si doveva chiedere questo favore ma aveva paura: si trattava del falco che però era minaccioso con degli artigli grandissimi e sempre con una gran fame. Rischiava di essere mangiata. I due si avvicinarono piano piano al falco, davanti il ventaglio e dietro la volpe. Il falco, terminato il suo pasto, li guardò perplesso, che potevano volere da lui un oggetto un po’ ridicolo e un animale inferiore. Ascoltò i due con un’aria di superiorità e poi chiese loro che cosa ne avrebbe guadagnato lui. La volpe gli rispose che potava uccidere e mangiare la gazza, tenere le sue uova per uno spuntino e, se era buono, poteva ne dare qualcuno anche a lei. Al falco piacque l’idea di mangiare di nuovo, così chiese dove era il nido della gazza e poi volò via. La volpe invitò il ventaglio a salire sulla sua schiena e si mese a correre per non perdere di vista il falco. La gazza è anche lei un predatore, magari non tanto grande come il falco, ma quando vide il nemico avvicinarsi al suo nido fu pronta a difenderlo. Come si agitavano le ali di tutti e due! I poveri occhiali che erano nel nido rischiavano di rompersi. Guardando sotto il nido, gli occhiali videro l’amico che li invitava a saltare, raccolsero tutto il coraggio che avevano e si buttarono, il ventaglio si aprì accogliendo l’amico tra le sue pieghe. Come erano felici, erano di nuovo insieme, e stranamente gli occhiali erano interi e il ventaglio non si era strappato. Velocemente decisero di allontanarsi dal nido della gazza e trovare la strada per il paese. Gli insetti a i fiorellini che erano rimasti così contenti dei loro saluti quella mattina li aiutarono a ritrovare la strada. Arrivati in albergo, si sentirono molto fortunati, perché la porta era aperta: era orario delle pulizie. Una volta rientrati nella valigia, si promisero  a vicenda di non uscire più da soli. Io intanto mi ero divertita lo stesso al fiume, non mi mancava tanto il mare, ma mi erano mancati i miei occhiali da sole e il mio ventaglio, che sicuramente mi poteva tornare utile perché faceva caldo anche in montagna. Rientrata nella stanza d’albergo andai a trovarli nella valigia, ma rimasi di stucco: erano pieni di terra. Dove si erano potuti sporcare in quel modo? Non potevo sapere che, quando non li guardiamo, gli oggetti prendono vita e vivono avventure incredibili.