Il “Saluto” di Elena

Di Elena Carbutti – classe III, sez. L Si cresce. E’ inevitabile e bellissimo, anche se qualche volta un po’ doloroso. Crescere significa continuare a camminare, lasciando indietro alcune cose per trovarne altre: a volte è semplice, altre volte meno. Mi sembra di essere ancora al primo giorno di scuola media, con lo stomaco stretto per l’ansia e la soggezione nei confronti di tutto ciò che mi circondava, le facce spaurite e curiose, i sorrisi esitanti come quelli che ci possono essere tra ragazzi che sanno che si passerà molto tempo insieme e altrettanto se ne avrà per conoscersi, i libri di testo che facevano impallidire all’istante… Invece sono passati tre anni da quel giorno, tre anni volati: giornate che sembrava non finissero mai e che invece sono trascorse in un battito di ciglia, giungendo troppo presto alla parola “fine” di questa esperienza. Si possono contare sulle dita di una mano i giorni che mancano alla conclusione di questa specie di avventura, sebbene si eviti accuratamente di pensarci. Non mi è mai piaciuto terminare, che si trattasse di un libro, di un’uscita con le amiche, di una vacanza: insomma perchè tutto deve avere una fine? Perchè le cose belle non possono durare in eterno? Eppure, accade sempre e più del momento stesso, è triste la consapevolezza che lo precede: la consapevolezza che tutto stia per cambiare e non per forza in meglio, la consapevolezza di non rivedere più le facce note a cui ormai ci si era affezionati, la sensazione di essere “punto e a capo”, di dover ricominciare tutto, di essere tornata indietro. Quanto si era anelata la fine della scuola? Ed ora, eccoci a contare ogni istante che ci separa dalle nostre vacanze, chiedendogli di prolungarsi ancora per un po’. L’anno prossimo si andrà al liceo e potremmo assistere alle lezioni in quella che è stata la nostra scuola solo dai ricordi. La nostra è stata un’esperienza un po’ particolare, per via del Covid, ma anche e proprio in quel periodo, la scuola è stato uno dei pochi contatti con il mondo, sempre lì a ricordarci che fuori c’era ancora una realtà. Insomma, alla fine l’unica cosa che ci tenevo a dire, per concludere quest’esperienza, è un “grazie”, un “vi voglio bene” e un “mi mancherete” ai professori, ai compagni, ai collaboratori scolastici, alla dirigente. Ognuna delle persone che ho incontrato mi ha aiutato a crescere e a migliorarmi, rendendomi parte di quella che è stata una bizzarra e caotica famiglia allargata per tre anni.

Totale Visite: 839