//Il ramo d’oro di Frazer e Apocalypse Now di Coppola

Il ramo d’oro di Frazer e Apocalypse Now di Coppola

di | 2019-10-21T15:19:07+02:00 21-10-2019 15:19|Alboscuole|0 Commenti
Roberta Esposito – Sulla sponda settentrionale del lago, di Nemi, nel Lazio, si ergeva il sacro  bosco e il santuario di Diana  Nemorensis,  la   Diana  del  bosco.  Il lago e il  bosco erano  spesso conosciuti come il   lago e  il  bosco  di  Ariccia. In  questo  bosco  sacro  cresceva  un  albero  intorno  a cui,  in  ogni  momento  del giorno, e, probabilmente, anche  a  notte inoltrata,  si  poteva vedere  aggirarsi  una  truce  figura.  Nella   destra   teneva  una  spada   sguainata  e  si  guardava  continuamente  d’attorno  come  se  temesse  a  ogni  istante  di  essere assalito  da qualche  nemico. Quest’uomo era  un  sacerdote  e  un  omicida;  equegli da cui  si  guardava  doveva  prima  o  poi  trucidarlo e  ottenere  il  sacerdozi  in  sua  vece.  Era  questa  la  regola  del  santuario. Un candidato  al sacerdozio poteva prenderne l’ufficio uccidendo  il  sacerdote, e avendolo  ucciso,  restava  in carica  finché  non fosse  stato ucciso  a  sua volta  da uno più forte  o più astuto  di lui La strana regola di questo sacerdozio  non ha  alcun  riscontro  in   tutta  l’antichità  classica  e non si  può  spiegare  per  mezzo  di  essa.  Per  trovarne   una  spiegazione dovremo spingerci molto lontano. Nessuno  potrà negare  che  questo  costume  ha  tutto il sapore d’un’età barbara, e che, sopravvivendo nei  tempi imperiali,  sia  in  singolare  contrasto  con  la  raffinata  società  italiana  del  tempo,  simile  a  una  rupe  primordiale  in  mezzo a un  prato  ben coltivato. Questo strano rito, riportato dall’antropologo inglese James Frazer nella sua opera “Il ramo d’oro” è rintracciabile anche nel film di F. F Coppola, Apocalypse now. Il libro appare sulla scena verso la fine, sul tavolo del colonnello americano Kurt, interpretato dal grande Marlon Brando. Apolcalypse Now”, tratto da un racconto di Joseph Conrad (Cuore di tenebra), parla di un colonnello, Kurtz, degli stati uniti in Vietnam che ha sconfinato in Cambogia dove ha costruito un piccolo impero personale. Al capitano Willard è affidata la missione di raggiungere il colonnello ed eliminarlo, il viaggio sarà terribile costellato di insidie ed orrori. Il colonnello, che si è macchiato dei delitti più terribili, lo ha fatto per seguire fermamente il suo ideale, senza lasciarsi corrompere come gli altri militari o gli stessi membri del governo, che uccidono come fa il colonnello Kilgore, facendo insensate stragi, e poi si preoccupano di condannare lui come omicida (accusa quasi assurda nel bel mezzo della guerra del Vietnam). È dunque un eroe o un pazzo sanguinario? Willard cerca di capire la vera natura di Kurtz, ma più si avvicina a lui e più sente di condividere le sue idee, pur notandone l’evidente follia: Kurtz si crede onnipotente, perde di vista il limite umano. Deve, e vuole, essere distrutto. Qui si scorge il contributo di James Frazer, antropologo che scrisse a proposito delle origini del mito e della religione nelle diverse civiltà umane. È palese la sua influenza dal legame che ha con il lavoro di Joseph Conrad e da un’inquadratura del film, nella quale si vede il più importante saggio di Frazer, Il Ramo d’oro. Frazer descrive come in molte civiltà primitive è facile per gli indigeni vedere in un essere umano un dio, e credere ciecamente in lui, obbedendo ad ogni suo ordine Leggendo Frazer, la scena finale di Apocalypse Now diventa più comprensibile: quando l’uomo-dio manifesta i primi sintomi di cedimento e di prossima morte o malattia, per evitare che lo spirito divino fugga e sparisca per sempre, portando sciagura sull’intero popolo, è necessario che egli venga ucciso, trasferendo il potere nelle mani dell’omicida, il quale diventa il nuovo dio.