//IL PAESAGGIO SIAMO NOI

IL PAESAGGIO SIAMO NOI

di | 2020-01-21T14:57:14+01:00 21-1-2020 13:54|Alboscuole|0 Commenti

RITMI DELLA COMUNITA’

Sapreste rispondere alla domanda “Cos’è il paesaggio?”

Nel corso della storia l’uomo si è spesso posto un simile interrogativo, rispondendo diversamente. L’avvento di nuove tecnologie sempre più avanzate ha modificato la definizione di paesaggio, facendoci comprendere che, in realtà, esso è strettamente legato all’uomo: paesaggio significa esserci, comunicare con esso e con chi ci vive.

Quindi non è azzardato affermare che il paesaggio siamo NOI. Domenica 1 dicembre, presso il Palazzo della Cultura a Noicattaro, si è tenuto l’ultimo incontro della settima edizione di “Il Libroscopio”, un progetto nato all’interno del Presidio del Libro con l’obiettivo di riscoprire i luoghi attraverso l’immaginazione e sotto diversi punti di vista.

Il filosofo Bruno Mastroianni ha definito il paesaggio come la somma dei significati che diamo alle nostre relazioni e, a maggior ragione, ai nostri comportamenti, su cui è possibile intervenire. Sin dai tempi più antichi, l’uomo risulta essere individualista. Ultimamente, la tecnologia ha incrementato questo aspetto: viviamo in una dimensione detta “on-life”, perché siamo sempre connessi, direttamente o indirettamente, con la rete. Questo è il concetto principale discusso con Vera Gheno nel libro “Tienilo acceso“; il vero problema, in realtà, non è saper utilizzare gli strumenti, ma saper comunicare, aver la capacità di approcciarsi adeguatamente, perché la piazza virtuale diventi un modo per costruire e non distruggere relazioni.

Una problematica ancora più grande è quella evidenziata tramite il cosiddetto, bizzarro “effetto triceratopo”: una volta, il regista di Jurassic Park, Steven Spielberg, apparve in una foto, seduto accanto al pupazzo di un triceratopo morto: ebbene, egli fu preso di mira dagli animalisti ed ironicamente definito cacciatore sportivo, il suo post diventò virale e ricevette commenti offensivi da parte di numerosi utenti  Attraverso tale vicenda, si comprende come ogni informazione arrivi carica di emozioni; in maniera spesso vigliacca, ci si limita a utilizzare like per acconsentire, si formano, di conseguenza, gruppi partigiani, che si sfidano nell’affermazione  delle proprie convinzioni.

Nella rete, perciò, invece di assumere impropriamente ed inutilmente il ruolo di guerrieri digitali, occorre ripensarsi attraverso la figura del contadino digitale, che coltiva il suo terreno di relazioni, discutendo e ascoltando. Si sono distinti in questo compito, Stefano, un semplice portinaio che, tramite i social, ha cominciato ad organizzare incontri con gli autori nel suo condominio, oppure quel ragazzo che, attraverso un semplice SMS inviato a dieci persone, è riuscito a suscitare un’intera mobilitazione popolare contro Aznar e il suo Partito Popolare.

In seguito, la sociologa Letizia Carrera, dopo aver condiviso e ribadito il discorso precedente, ha identificato nel paesaggio un senso di appartenenza, uno strumento di marketing; sintesi di panorama, memoria, progetto e interesse.

Per concludere, riportiamo una citazione del filosofo Mastroianni: “Se uno guarda il territorio dall’alto, che forma ha? Ha la forma, per esempio, in gran parte, dei campi coltivati dai contadini, delle città così come le abbiamo costruite, come si sono formate. Dietro quelle forme ci sono relazioni e significati, e credo che questo ci dica qualcosa su ognuno di noi. Da come coltiviamo le nostre relazioni, con i significati che vi mettiamo, dipende la forma che avrà la nostra vita, il nostro mondo”.

Ci poniamo dunque una domanda: in futuro, noi giovani che forma daremo al nostro paesaggio?

ANITA PORRELLI,

CARMELA RENNA, II A LC