di M.Vittoria Fusco- Benedetta Sorgente-Negli ultimi anni, il cibo biologico ha conquistato sempre
più spazio sugli scaffali dei supermercati e sulle tavole
degli italiani. Ma cosa si intende davvero per “biologico”?
È solo una moda passeggera o rappresenta una scelta
consapevole per la salute e per l’ambiente?
Il termine “biologico” si riferisce a un metodo di
produzione agricola che esclude l’uso di pesticidi chimici,
fertilizzanti sintetici, organismi geneticamente modificati
(OGM) e antibiotici negli allevamenti, salvo rare eccezioni
regolamentate. In Italia, e più in generale in Europa, il
settore è regolato da precise normative che garantiscono
controlli e certificazioni da parte di enti autorizzati.
Secondo i dati del SINAB (Sistema d’Informazione
Nazionale sull’Agricoltura Biologica), il settore biologico
in Italia è in costante crescita: nel 2024 oltre il 18% della
superficie agricola utilizzata è stata coltivata con metodi
biologici. Anche i consumatori mostrano un interesse
crescente: sempre più famiglie scelgono prodotti biologici,
anche a fronte di un prezzo mediamente più elevato rispetto
ai prodotti convenzionali.
I sostenitori del biologico affermano che questi alimenti
sono più sani, perché privi di residui chimici, e più
nutrienti, anche se la scienza su quest’ultimo punto è ancora
divisa. Tuttavia, è ampiamente riconosciuto che
l’agricoltura biologica ha un impatto ambientale minore:
tutela la biodiversità, migliora la qualità del suolo e riduce
l’inquinamento delle falde acquifere.
Non mancano però le critiche. Alcuni esperti sottolineano
che il biologico non è automaticamente sinonimo di
sostenibilità: le rese per ettaro sono spesso inferiori, e
quindi potrebbero servire più terreni per produrre la stessa
quantità di cibo. Inoltre, il prezzo più alto rende questi
prodotti meno accessibili per molte famiglie, sollevando un
problema di equità alimentare.
Il cibo biologico non è una soluzione miracolosa, ma
rappresenta certamente un passo importante verso un
sistema alimentare più rispettoso della salute umana e
dell’ambiente. Affinché questa scelta diventi davvero
sostenibile, sarà necessario continuare a investire in ricerca,
educazione alimentare e politiche che ne favoriscano
l’accessibilità per tutti.