//Il campo di concentramento di Campagna: un campo sui generis

Il campo di concentramento di Campagna: un campo sui generis

di | 2025-01-19T18:38:05+01:00 19-1-2025 18:38|Alboscuole|0 Commenti
dalla Redazione del TGTassoNews  – Campagna è un piccolo comune in provincia di Salerno che non conta più di 11mila abitanti, eppure c’è stato un tempo in cui rappresentò uno dei posti più temuti  della storia della Campania. Pochi sanno che in questo paesino esisteva un campo di concentramento in cui furono deportati 400 ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Infatti, fu proprio a Campagna che il Ministero dell’Interno fascista decise di allestire un campo di concentramento. Erano gli anni in cui anche in Italia erano state promulgate le leggi antisemite naziste e il governo iniziava ad allinearsi al regime di Hitler istituendo dei campi di concentramento dove deportare e rinchiudere gli ebrei. E così, incredibile a dirsi, uno dei quaranta campi che furono allestiti nel sud Italia si trovava proprio a Campagna. Al suo interno furono compresi due ex conventi che furono trasformati in breve tempo nella dimora degli ebrei non solo italiani ma anche europei che iniziarono a essere convogliati qui a partire dal giugno del 1940. Per la maggioranza si trattava di profughi ebrei provenivano dalla Germania, dall’Austria, dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e dalla Dalmazia (Fiume). Ma vi erano anche alcuni cittadini inglesi, francesi, russi, turchi, rumeni e lettoni e un gruppo di 40 ebrei italiani. Diversamente dagli altri campi di concentramento, però, a Campagna il calore della popolazione verso i prigionieri fu tale da creare un rapporto di aiuto reciproco anche perché le autorità fasciste chiudevano un occhio. Destino volle che a Campagna lavorasse il vescovo Palatucci, zio di Giovanni Palatucci. Il vescovo accolse i prigionieri cercando di alleviarne le sofferenze: creò all’interno del campo una biblioteca e una sinagoga, mise su un’orchestra e permise la stampa di un bollettino del campo. Gli internati potevano ricevere visite e godere dell’assistenza, in cibo, vestiti e denaro, offerta loro dalla DELASEM. Di loro solo due morirono nel corso dei tre anni, forse di tifo, e furono sepolti nel cimitero cittadino con rito funebre celebrato da due rabbini. Fra i prigionieri c’erano molti medici ebrei che si misero a curare gli abitanti del luogo, nonostante fosse proibito dal fascismo. Fra i vari detenuti vi venne rinchiuso anche il pittore russo Alessandro Degai che dipinse diverse opere, regalandole a vari cittadini. Grazie a quest’atmosfera, i prigionieri familiarizzarono con i carcerieri al punto da sfidarli in memorabili partite di calcio. Quando gli alleati sbarcarono sulle coste salernitane, gli abitanti di Campagna non mancarono di aiutare gli ebrei a fuggire per salvarli dalla furia cieca dei nazisti, che avevano già decretato la fine degli ebrei nei loro campi con l’eccidio finale. Oggi, nell’ex caserma di San Bartolomeo è stata allestita la mostra permanente “Itinerario della Memoria e della Pace”. È un percorso culturale con pannelli fotografici- didattici riportanti documenti e foto attinenti alla Shoah in genere e alla permanenza degli ebrei nell’edificio durante il secondo conflitto mondiale, completata con la ricostruzione di una stanza degli internati e della sinagoga. È stato realizzato, inoltre, un film-documentario per la regia di Maria Giustina Laurenzi intitolato “Una storia diversa. Gli Ebrei a Campagna 1940-1943”.

Istituto Comprensivo Torquato Tasso di Salerno