Finale Nazionale Giochi Matematici Bocconi 2025 – Daniele Tataranno Classe 2^C plesso “G. Calò”
Era il tramonto del giovedì 8 maggio, dopo la fumata bianca e l’attesissima uscita del nuovo papa, eravamo diretti presso la stazione centrale di Bari, e con la valigia in mano, lo zaino in spalla e l’emozione nel cuore, partii con la mia famiglia diretti verso Milano. Lì mi attendeva un appuntamento importante: la finale nazionale dei Giochi Matematici della Bocconi. Era la seconda volta che arrivavo fin lì, insieme alla mia compagna Paola Labile.
Era passata la notte e si era fatto giorno: era il 9 maggio. Dopo essere scesi dal treno e aver sbagliato parecchie volte strada, siamo giunti all’albergo e subito ci siamo diretti alla scoperta delle attrazioni più suggestive di Milano, ma soprattutto alla scoperta di tutte le linee tramviarie sparse per la città.
Il giorno seguente, sabato 10 maggio, il cielo era nuvoloso sopra la città quando, intorno alle nove del mattino, raggiunsi, con non poche difficoltà l’università Bocconi. L’atmosfera era elettrica: bambini e bambine, ragazzi e ragazze, adulti e anziani di tutta Italia erano concentrati in quegli spazi moderni e colmi di intelletto. Camminavo tra quelle mura con la sensazione di essere in un luogo speciale.
Arrivammo presto lì, con parecchio tempo d’anticipo. All’inizio l’università era quasi vuota e noi sfruttammo quei pochi istanti di tranquillità per immortalare il momento: ci precipitammo al grande mappamondo con a fianco la scritta “Finale Nazionale Giochi Matematici Bocconi 2025”. Quegli attimi erano magici, faceva effetto vedere l’intera università vuota, dopo l’esperienza paradossale dell’anno scorso.
Verso mezzogiorno ero già piazzato davanti ai portoni, pronto per affrontare la gara. C’era una grandissima affluenza, in quel piccolo puntino di Milano erano concentrati accenti e culture diverse, e in quel momento mi sentivo vivo, infinitamente stressato ma vivo. Sentire di far parte di una grande comunità di ragazzi che puntano lo stesso obiettivo è una sensazione magnifica. le porte si aprirono e una valanga di ragazzi aggredirono l’entrata: tutti siamo corsi a cercare le nostre aule. Ad attenderci c’erano dei ragazzi, o meglio degli studenti che quel giorno fungevano da accompagnatori: la mia aula e il mio accompagnatore era il numero 32. Io ero abbastanza tranquillo, ma da quel momento, iniziai a sentire il sangue scorrere nelle vene e il cuore pulsare forte, un po’ per l’ansia un po’ per lo stress accumulato in quei giorni.
L’attesa prima dell’inizio è stata lunga e carica di suspense: eravamo tanti ragazzi ammutoliti e arrossati per il caldo a guardarci negli occhi l’un l’altro, quando finalmente ci hanno fatto entrare. L’aula era una normale aula universitaria, con poltroncine e banchi unici dove ci si poteva sedere ogni due posti, con ai lati due grossi proiettori attaccati al soffitto che mostravano il cronometro del tempo di gara. Iniziò la sfida. Avevo davanti 10 quesiti. I primi sono passati con poche difficoltà. I problemi però iniziarono via via sempre più difficili, finché non arrivai ad un punto cruciale: mi mancavano le ultime 4. Mi mancava si e no una mezz’oretta ed ero in bilico se lasciare o continuare. Per un attimo il panico ha preso il sopravvento, ma poi, respirando a fondo, ho isolato me stesso tutto il resto e mi sono concentrato al massimo: così il sesto passò e con lui anche il settimo. Avevo ancora 10 minuti e mi mancavano le ultime due, le più difficili, il problema era che dieci minuti non mi bastavano nemmeno per farne uno. Allora decisi di giocare d’astuzia: misi a caso quelle due e decisi di consegnare subito. Una mossa avventata ma furba, perché magari, a parità di punteggio, potrei salire in classifica grazie al tempo impiegato, in questo caso, visto che ho consegnato prima, magari c’è qualcuno che avrà consegnato sicuramente dopo di me, e io salirei in classifica. Chissà che posizione avrò fatto.
Alla mia consegna mi hanno regalato un attestato di partecipazione e la classica maglietta rossa della categoria C1 della Bocconi. All’uscita ritrovai i miei, ma non c’era tempo per le smancerie, dovevo andare subito nell’aula magna, dove ci sarebbe stata la premiazione dei primi sessanta.
La folla si era ammassata davanti alla sua entrata (un classico). Avevano detto “solo i ragazzi” ma indovinate un po’? Grandi e piccini erano tutti lì, agguerriti e determinati a strappare un pass per chi passasse prima. Avevano aperto le porte e i ragazzi avevano iniziato ad entrare ma si era creato un blocco di genitori e non si riusciva a passare. Allora io, preso dal nervosismo e dall’adrenalina, decisi di farmi avanti e alzare la voce, facendomi strada fra gli agguerriti genitori, io più determinato di loro. Dietro di me si Iniziò a formare una fila di ragazzi che seguivano me per trovare una strada o un passaggio in quella fitta rete di persone. In quel momento mi sentivo il capitano di questa immensa squadra di piccoli matematici in erba, pronti a segnare il risultato nei prossimi quesiti. Insomma, un grande risultato scolastico come per me in persona. Alla fine non sono apparso tra i nomi dettati tra i primi sessanta, ma sono rimasto comunque contento perché c’è stata parecchia partecipazione e rappresentazione rispetto alla Puglia e dintorni, e questo continua a farci onore, rispetto ai soliti stereotipi sul sud.
Nonostante ciò, sono tornato a casa con il cuore pieno di soddisfazione, perché a volte la vera vittoria è quella di aver partecipato. Sono orgoglioso del mio impegno e dei miei risultati nonostante tutto, è un’esperienza stimolante e gratificante. Ringrazio di cuore il professor Rocco Andriulli, la professoressa Del giudice e la professoressa Sileo, che mi hanno supportato per tutta la durata del cammino ed un ringraziamento speciale alla professoressa Tinelli che ha fatto rivivere in me questa passione salvandola dallo sbaraglio.
Grazie.
Daniele Tataranno Classe 2^C
plesso Calò
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