//“E TU COSA VUOI FARE DA GRANDE?”

“E TU COSA VUOI FARE DA GRANDE?”

di | 2019-05-04T23:43:44+02:00 4-5-2019 23:43|Alboscuole|0 Commenti
di Martina Pecorella.A qualsiasi bambino/a nei primi anni della sua esistenza  è stata posta la seguente domanda:”E tu cosa vorresti fare da grande?” Le professioni più ambite dai bambini si sa quali sono:il calciatore,la ballerina,il nuotatore,l’astronauta, quelle professioni che apparentemente sembrano  lontane dalla realizzazione; ma invece, quel bambino che sogna di diventare un giornalista? A lui basterà una laurea per avere la”strada spianata”?Il ruolo principale ricoperto dal giornalista è proprio quello di scoprire, analizzare, descrivere e scegliere notizie per poi diffonderle, il professionista del settore dell’informazione. Ma quando quest’ultima non è libera cosa succede? Forse aveva ragione Santo Della Volpe quando diceva:”l’Informazione o è libera oppure non è informazione”. In questo momento la libertà di stampa nel mondo è seriamente a rischio;lo conferma la recente indagine che colloca l’Italia al 52esimo posto nella classifica sulla libertà di stampa,posizione, senza dubbio, scomoda per una Repubblica democratica come la nostra. E’ impensabile infatti che ancora oggi,nel 2019,chi alza la voce e mette nero su bianco nomi,fatti e ingiustizie debba fare i conti con minacce,intimidazioni e attentati da parte della criminalità organizzata. Ad avere coraggio si fa la fine di Mauro Rostagno,sociologo,giornalista e attivista che ha pagato con la vita il caro prezzo della verità. Ma la sua morte,insieme a quella di centinai di uomini che,come lui,hanno anteposto la loro professionalità e il loro senso del rispetto a qualsiasi forma di corruzione, non è vana. Giovanni Falcone affermava: “gli uomini passano,le idee restano,restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”uomini come il giovane cronista ragusano Paolo Borrometi,direttore della testata giornalistica LaSpia.it e,dal 2017, presidente di Articolo21. Il reporter Borrometi,costretto a vivere sotto scorta perchè da anni nel mirino della mafia, racconta i casi di criminalità che affronta ogni giorno in Sicilia,la battaglia con “la mafia invisibile” la definisce lui nel suo libro “Un morto ogni tanto”. Forse abbiamo dimenticato che quello di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione è un diritto sancito dalla nostra Costituzione?Diritto a cui la “legge delle leggi” dedica l’articolo 21. E forse non conosciamo cosa recita il secondo comma di tale articolo:”La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Ad avvalersi di tale diritto,sfidando gli oscuri e corrotti aspetti della società,ci ha pensato Ilaria Alpi,giornalista e fotoreporter italiana del TG3, assassinata a Mogadiscio insieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin. Proprio alcuni giorni fa’, il 20 Marzo, con una cerimonia alla Camera dei Deputati che ha visto la partecipazione del Presidente della Camera Roberto Fico, si è commemorato l’anniversario dell’omicidio dei due giornalisti che,dopo un quarto di secolo, è ancora avvolto nel mistero. A tale evento ha preso parte anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affermando:”L’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin lacera profondamente, a 25 anni di distanza, la coscienza civile del nostro Paese e suona drammatico monito del prezzo che si può pagare nel servire la causa della libertà di informazione”. Onorare Ilaria Alpi significa lottare per la libertà e per la verità,ma significa anche salvaguardare chi, come lei, si occupa di giornalismo di inchiesta e troppo spesso è lasciato da solo. Troppi,infatti,sono stati i giornalisti silenziati e messi in condizione di non poter professare il loro mestiere. Ed ancora il 26 Marzo lo stesso Roberto Fico ha aperto a Montecitorio il convegno su “Mafie e libere professioni” con un discorso dal quale emerge la necessità di promuovere uno sviluppo durevole e sostenibile,contrastando le disuguaglianze sociali e combattendo le pratiche collusive e le tante forme di corruzione e di illegalità. Secondo il Presidente della Camera, infatti, il segreto per sconfiggere il cancro mafioso sta nell’unire le forze per “costruire un futuro dove non vi sia più spazio per le dinamiche mafiose che umiliano i cittadini e per le logiche di sopraffazione, nemiche della democrazia”. E’ nostro diritto e nostro dovere essere parte attiva dell’opinione pubblica,collaborando alla costituzione di una società che non si lasci assuefare e soffocare dal silenzio. La figura più vicina a noi per “restare al passo” con i tempi e con la realtà che ci circonda è,senza dubbio,quella del giornalista,da sempre punto di riferimento per quel cittadino che ripone nel cronista la sua totale fiducia. Oggi,però,anche all’interno dell’informazione è necessaria un’attenta scrematura. Con l’avvento della tecnologia,infatti,il fenomeno delle”fake news”,le cosiddette “bufale del web”è notevolmente aumentato,risultando così semplice divulgare false informazioni. Quello delle fake news è un fenomeno che facilmente riesce ad entrare e  manipolare la mente del cittadino,portando alla luce un altro aspetto negativo della società odierna:la tendenza dell’uomo a ignorare la realtà privilegiando l’immaginazione. Sempre più frequenti,infatti, sono le situazioni in cui il cittadino preferisce sentire “ciò che vuole sentirsi dire” piuttosto che  sentire “ciò che è giusto sentire”. In questo caso,dunque, anziché “meglio una brutta verità che una bella bugia”dovremmo dire  “meglio una bella e impacchettata bugia che una scomoda e pericolosa verità”. Solo eliminando la corruzione e l’omertà che risiede in noi,si può agire contro l’illegalità che popola l’intero universo. Ricordiamo a chi cerca di serrarci la bocca,tapparci le orecchie e bendarci gli occhi che a noi basta impugnare una penna per esprimere il nostro bisogno di libertà e di democrazia.