//Dante nelle arti figurative

Dante nelle arti figurative

di | 2021-04-06T18:04:55+02:00 6-4-2021 17:56|Alboscuole|0 Commenti
LA REDAZIONE –
Il nome di Dante Alighieri evoca in tutto il mondo quel percorso interiore di ascesa al Paradiso di cui egli stesso è protagonista e che percorre “nel mezzo del cammin di nostra vita” (all’età di 35 anni), durante la settimana santa dell’anno1300.
Noi posteri possiamo intraprendere insieme un viaggio temporale e spaziale, seppur limitato, nelle grafiche dantesche attraverso le visioni di vari artisti.
 Baskin
Dell’Alighieri tutti abbiamo presente il proverbiale naso adunco, il mento puntuto e il vestito rosso e la corona d’ alloro di cui è cinto il capo, ma forse non lo riconosceremmo nell’acquerello d’apertura al II volume di The Divine Comedy, dell’artista Leonard Baskin, opera edita nel 1969 da Grossman Publishers di New York e tradotta da Thomas G. Bergin .
L’ illustratore americano (anche scultore, incisore, scrittore e insegnante), rimase sempre legato all’arte figurativa – nonostante il periodo fosse dettato dall’astrazione – e alla mortalità umana. Il suo Dante non ha nulla di aulico e pare abbozzato e, da ebreo, ha probabilmente traslato il proprio “ritorno a Gerusalemme” nel pellegrinaggio allegorico sognato dal Sommo Vate. Baskin creò 120 dipinti per l’edizione newyorkese.
 Anichini
Ezio Anichini, fiorentino, illustratore del primo Novecento per diverse riviste, ce lo propone in maniera classica coi piedi ancora piantati nei cerchi infernali, con alle spalle la montagna del Purgatorio e i cieli del Paradiso. Il rosso è per l’Inferno e per i vestiti di Dante, l’azzurro per i Regni superiori, i tratti del viso, il libro tenuto in mano e la corona d’alloro. Il sommo poeta si spoglia dell’Inferno per ascendere e lasciare traccia di sé attraverso l’Arte.
 Bruttomesso
Michele Bruttomesso, giovane illustratore, fumettista e creatore di gif, partecipa, nel 2018, alla mostra collettiva del progetto Danteplus  con un poster, Selva Oscura: Dante è all’inizio della discesa, nella selva oscura del suo sé.
Dante testimonial per l’Olivetti
La prima pubblicità della macchina da scrivere Olivetti fu opera del pittore Teodoro Wolf Ferrari.
Camillo Olivetti, fondatore della società nel 1908, lanciò nel 1911 la prima macchina per scrivere italiana, la M1, che però venne accolta freddamente, perché i prodotti esteri già erano presenti e affermati sul mercato. Allora decise di far conoscere la sua macchina da scrivere attraverso un primo manifesto pubblicitario, e chi meglio di Dante poteva far da “testimonial”?
Ferrari disegnò il poeta che indicava la M1 quasi a comandarne l’acquisto, e la sua italianità e autorevolezza si trasferivano al nuovo prodotto creando fiducia nelle sue qualità.
Dante e Beatrice
 
Quanto è fondamentale l’angelica donna nella vita del poeta? Tanto da farne la sua guida nel Paradiso.
Cesare Saccaggi, pittore piemontese, nel 1903 con un olio su tela, ce li propone in giardino, per l’Incipit, ispirato dalle liriche giovanili della Vita Nova.
Dante è ritratto diversamente da come lo conosciamo: è un ragazzo come tanti accompagnato alla sua amata, dalla quale sogna d’essere amato. Un sogno, infranto, che s’idealizzerà e sacralizzerà dopo la morte di Bice, momento di consapevolezza di una vita nuova che voterà alla purificazione (preannuncio del viaggio infernale) attraverso l’Amore.
La Commedia
Dorè
L’illustratore, caricaturista, incisore francese dell’800, Gustave Dorè, fu legato alle più disparate opere letterarie, classiche e sue contemporanee: quelle di Lord Byron, i racconti di Gautier, Don Chisciotte, le favole di Lafontaine, le poesie di Poe, Gargantua e Pantagruele, la Bibbia, etc.
Ma furono quelle dedicate alla Divina Commedia, in special modo all’Inferno – presso i torchi di Hachette – che lo consacrarono illustratore.
Inoltre Dorè interpretò i versi della cantica del Paradiso con tratti evanescenti e indefiniti, al fine di rendere l’astrazione e l’incorporeità che, cristianamente, ci aspettiamo nell’unione con Dio.
Blake
 
William Blake, inglese, è un altro artista che, negli ultimi anni della sua vita, si è lasciato ispirare e ha rivisitato “romanticamente” il poema (un progetto di 102 tavole rimasto incompiuto), utilizzando varie tecniche, dallo schizzo a matita all’acquerello.
Vi è un’edizione del 2015 (in occasione dei 750 anni dalla nascita dello scrittore) di Taschen, che è un catalogo (non contiene il poema): un libro d’arte con solo alcuni passi emblematici dell’opera a completare le stampe e due saggi circa il binomio Scrittore-Artisti.
Martini
Martini nel 1901 rispose alla chiamata dei Fratelli Alinari, rappresentanti della la più antica azienda fotografica conosciuta, che intendevano pubblicare una nuova edizione illustrata dell’opera; purtroppo l’artista non fu scelto tra gli accorsi alla gara (furono scelti altri artisti per l’edizione in questione, tra cui Cambellotti, Balestrieri, Sartorio, Fattori, etc.). Da quel momento però produsse quasi 300 tavole, in tanti stili, ma tenendo fede al suo amore per il macabro e il grottesco. Visto come precursore del Surrealismo, fu il disegnatore preferito, non a caso, del poeta André Breton.
 
La prospettiva fascista
Amos Nattini iniziò la sua carriera pittorica nel 1911, come illustratore delle Liriche d’oltremare di D’Annunzio e fu proprio questi a spingerlo nella monumentale opera d’illustrazione del poema dantesco: diede vita a cento Immagini.
Sopraffino esegeta conoscitore del poeta fiorentino, abilissimo interprete della difficile tecnica dell’acquarello (solo il canto I del Purgatorio è a olio), si rivelò anche un esperto artigiano quando meditò di dare alle stampe la lussuosa edizione della sua Commedia curandone ogni minimo dettaglio e particolare.
Fin dagli inizi, infatti, pensò a una destinazione editoriale. I grandi e sontuosi volumi, stampati dalla Casa Editrice Dante (fondata da lui stesso) in mille esemplari numerati, furono realizzati con carte di puro straccio provenienti da Fabriano; i caratteri di stampa, ideati dallo stesso Nattini, trassero ispirazione dai “tipi latini primitivi” e, per ognuna delle tre cantiche, erano previste delle coperte in pelle di vitello sbalzate a mano.
L’edizione terminò nel 1939. Una copia venne donata, come esempio dello spirito italiano, dal Duce a Hitler in visita alla Mostra italiana dell’Ottocento.
Il comun denominatore della sua grafica è il grande amore per la ricerca anatomica di stampo michelangiolesco e per il movimento di maniera: i corpi vengono ripresi in posture sempre diverse e talvolta arditamente scorciati all’interno di mutevoli prospettive (da centrale a obliqua e poi aerea).
Gli occhi surrealisti di Dalì per Dante
In occasione dei 700 anni dalla nascita del poeta, il governo italiano commissionò l’illustrazione dell’opera italiana più celebre al surreale spagnolo Salvador Dalì, con la sua paranoia ed “estetica del molle”, ottenendo un risultato eclettico e ostentatamente sublime.
I 100 acquerelli occuparono 9 anni della vita dell’artista, poi trasposti in xilografia dal maestro Raymond Jacquet, che incise 3000 lastre di legno per poter imprimere in progressiva i 35 colori di ogni singola tavola. La commissione poi cadde a cause delle molteplici critiche circa la non italianità dell’ artista scelto.
 La Commedia nei Manga
Il lavoro a fumetti sulla Divina Commedia  del disegnatore giapponese Gō Nagai è uscito a puntate sulla rivista Weekly Shōnen Magazine nel 1994, ispirato alle incisioni dell’ottocentesco Gustave Dorè. La lettura del testo procede da destra verso sinistra com’è tipico dei manga (e quindi la rilegatura è a destra) e all’interno vi è la litografia in bianco e nero dell’incontro di Paolo e Francesca .