//Da soli in compagnia

Da soli in compagnia

di | 2020-03-20T22:49:51+01:00 20-3-2020 22:49|Alboscuole|0 Commenti
Quando si è abituati ad essere sempre connessi con il mondo esterno, a sapere tutto di tutti e condividere ciò che facciamo con i nostri amici, l’idea di stare un po’ da soli con se stessi può far paura. Che si tratti di ricominciare una nuova vita in una nuova città, superare la fine di una relazione o di un’amicizia, o semplicemente starsene da soli con i propri pensieri, l’idea di trascorrere del tempo esclusivamente in compagnia di noi stessi genera sempre un po’ d’ansia, ma è importante comprendere che c’è una grossa differenza tra l’essere soli e il sentirsi soli e che la prima sensazione non necessariamente implica la seconda e viceversa. Non a caso gli inglesi usano due diversi termini per descrivere i due stati: “to be alone” per indicare la solitudine “materiale”, il non avere nessuno attorno, e “to be lonely”  per indicare quel senso di solitudine e malinconia che prescinde dalle persone che ci stanno attorno, ma è piuttosto una condizione intima di tristezza e abbattimento. Ci si può sentire soli senza esserlo realmente, e si può essere soli senza che questo costituisca un peso insopportabile. La solitudine è una condizione naturale dell’essere umano, a cui inconsapevolmente attribuiamo una connotazione negativa perchè non siamo in grado di apprezzare la nostra compagnia e ci convinciamo così di aver bisogno di qualcuno al nostro fianco per migliorare la qualità del nostro tempo e della nostra vita. E’ vero, a volte questa strategia genera ottimi risultati, ma circondarsi di persone non sempre è la chiave per una vita felice e piena di soddisfazioni. La paura di rimanere soli è spesso l’espressione della scarsa considerazione che abbiamo di noi stessi e forse anche il risultato di quel luogo comune per cui stare in compagnia ci rende migliori agli occhi degli altri. Se per la società è normale andare al cinema o al ristorante in coppia o in gruppo, allora pensare di farlo da soli ci fa sentire inadeguati, noiosi, dei perdenti. In psicologia questo fenomeno prende il nome di effetto riflettore.  Spendiamo il nostro tempo come se fossimo sotto un enorme riflettore di luce, davanti a un pubblico pronto a giudicarci in ogni istante. E’ frustrante, cerchiamo di vivere entro quegli schemi che identifichiamo come socialmente accettabili e ci dimentichiamo che l’unico pubblico cui dobbiamo rendere conto alla fine del giorno siamo noi stessi. E’ molto importante saper scegliere di stare da soli ogni tanto, per riscoprire il valore del rapporto con gli altri, ma soprattutto con noi stessi. Per conoscerci, capire chi siamo e cosa vogliamo a volte non basta una vita intera, perciò non perdiamo tempo e iniziamo fin a subito. Esercitarsi a riflettere su se stessi, inoltre, ci aiuterà a sviluppare una certa sensibilità che ci sarà utile anche nei rapporti con gli altri, per comprenderli al meglio e instaurare con loro un legame più sincero. Imparare a bastarsi da soli è fondamentale per costruire dei rapporti solidi e sani e muoversi al meglio nella società. Non aver bisogno degli altri per essere felici, ma scegliere comunque di averli intorno: credo sia questo ciò a cui tutti dovremmo ambire, circondarci di persone di cui potremmo fare a meno e scegliere giorno dopo giorno che facciano parte della nostra vita. Solo in questo modo saremo pronti ad affrontare qualsiasi situazione la vita ci ponga davanti, persino quelle in cui saremo inevitabilmente da soli, faccia a faccia con i nostri demoni.