//75 ANNI DOPO : UNA DATA CHE SEGNA LA NOSTRA STORIA

75 ANNI DOPO : UNA DATA CHE SEGNA LA NOSTRA STORIA

di | 2020-04-25T17:50:04+02:00 25-4-2020 17:50|Alboscuole|0 Commenti
di Noemi Renda – Inizio col dire che scrivere a proposito del 25 Aprile non è affatto semplice, però è anche un modo per poterci guardare dentro e fare delle importanti riflessioni. Questo è un giorno che ha segnato la storia dell’Italia e che sarà ricordato e celebrato per sempre. Oggi, però, si rischia di cadere nell’ignoranza e di non dare il giusto valore ad un giorno così importante, contribuendo, dunque, all’ ”omicidio” della nostra storia. Perché è così importante studiare la storia, in particolare LA NOSTRA e tutto ciò che riguarda la nostra amata Italia? La risposta è semplice, è importante, perché, non oso dire che sia un obbligo, ma penso che sia giusto e penso che sia dovere di ogni cittadino conoscere almeno il perché questo giorno viene chiamato LA FESTA DELLA LIBERAZIONE e cosa sia accaduto in quegli anni. Sicuramente, pensando a questo giorno, una delle immagini più ricorrenti e più impresse nella mia memoria, che ho visto nei documentari dell’epoca, è quella delle sfilate dei partigiani nelle città liberate oppure una delle tante fotografie nelle quali vediamo singoli partigiani pronti al combattimento. La guerra in montagna, infatti, è stata una componente forte della lotta resistenziale che ha coinvolto decine e decine di migliaia di italiani dall’8 settembre del ’43 fino al 25 Aprile ‘45. I 650.000 militari italiani finiti nei campi di prigionia tedeschi rappresentano una di queste memorie. Sappiamo come andarono i fatti. L’improvviso annuncio dell’armistizio con gli anglo-americani da parte di Badoglio (8 settembre ’43) fece precipitare nel caos il nostro esercito e i soldati si sbandarono nel tentativo spesso non riuscito di tornare a casa da tutti i fronti di guerra in cui si trovavano. I tedeschi disarmarono con una certa facilità i nostri reparti e centinaia di migliaia di soldati furono tradotti nei campi di prigionia per i militari. Con un coraggio che ancora oggi ci appare eroico la maggior parte dei nostri soldati disse “No!” a ogni proposta di arruolamento nelle milizie di Salò che avrebbe permesso loro di ritornare in Italia. Seppure educati nel fascismo i nostri ventenni seppero dare una lezione di dignità a quella classe dirigente italiana che dal re ai ministri del governo Badoglio non seppe far altro che fuggire davanti ai tedeschi abbandonando un intero Paese al disastro dell’8 settembre. I nostri soldati in Germania cercarono di sopravvivere al freddo, alla fame, alle malattie, al lavoro sfibrante nelle fabbriche del Reich. Alcune decine di migliaia morirono in prigionia, ma il rifiuto del fascismo fu mantenuto fino al ritorno in Italia a guerra finita. Un’altra forma di Resistenza al nazismo e al fascismo, servo dei tedeschi, fu la straordinaria prova che dettero gli operai del Nord con diverse ondate di scioperi a partire dal marzo del ’43 fino alla Liberazione. Il livello delle lotte nelle fabbriche italiane non fu assolutamente eguagliato in nessun altro Paese europeo soggetto all’occupazione nazista. Ma una delle frasi che più mi ha colpito fu quella scritta da Arrigo Boldrini, il comandante Bulow, che disse: “Senza le donne noi (partigiani) non avremmo fatto niente”. Ed è vero. Senza il contributo delle donne la Resistenza non sarebbe riuscita a mettere le radici in Italia. Le donne da sempre sono state una parte fondamentale per la nostra storia, sin dai tempi in cui lottarono con le unghia e con i denti per ottenere la parità dei diritti e  il diritto di voto. Sappiamo tutti che prima la donna era schiavizzata, considerata come un essere inferiore agli uomini, e utile solo per i lavori domestici e per accudire i figli, da sempre la donna quindi è stata sottovalutata, ma , grazie proprio alla Resistenza, oggi ci ritroviamo in uno stato repubblicano, che riconosce la parità dei diritti, come cita la nostra Costituzione nell’articolo 3 in riferimento al principio d’uguaglianza: “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Soprattutto in questo giorno, però, non dobbiamo smettere di riflettere sull’importanza della libertà in generale, ma soprattutto, sulla libertà di parola e di pensiero, perché oggi, la nostra situazione attuale, in riferimento al corona virus, ci priva materialmente delle nostre libertà, ma niente e nessuno potrà privarci del diritto di poter esprimere sempre la propria opinione e il proprio pensiero.