/, Sezione 1/A Caprera il pino della piccola Clelia

A Caprera il pino della piccola Clelia

di | 2020-02-21T13:25:44+01:00 23-2-2020 6:00|Cultura, Sezione 1|0 Commenti

ISOLA DI CAPRERA (Sassari) – Chi non conosce Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi? È stato un generale, patriota, condottiero, scrittore, figura rilevante del Risorgimento italiano. Uno dei personaggi storici italiani più conosciuti al mondo per le sue imprese militari compiute sia in Europa, che in America Latina, ricordato per la vittoriosa spedizione dei Mille che portò all’annessione del Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d’Italia durante la stagione del Risorgimento che portò all’unità della Penisola. Di lui si sa tanto. I libri di storia riportano pagine e pagine delle sue imprese, ma non si allungano di certo sulla sua vita privata, sulla sua famiglia, sulla sua quotidianità di padre, marito, uomo comune.

Clelia Garibaldi

Si conosce, ad esempio, il fatto che chiese espressamente di essere cremato dopo la sua morte, desiderio però disatteso, infatti la sua salma giace a Caprera nel cosiddetto “Compendio Garibaldi” in un sepolcro chiuso da una massiccia pietra grezza di granito, ma cosa si sa della famiglia del valoroso eroe? Dei figli e in particolare di Clelia (figlia di Giuseppe e Francesca Armosino), scrittrice che ha dedicato tutta la vita alla memoria del padre, curando la casa museo di Caprera, accogliendo ospiti e visitatori e scrivendo le sue memorie?

Teresa Armosino e Giuseppe Garibaldi

Clelia nacque a Caprera nel 1876 dal terzo matrimonio del condottiero che aveva ormai compiuto sessant’anni. Era una rigida giornata invernale di febbraio, un sabato, come scriverà Clelia nelle sue memorie, e Garibaldi la tuffò subito in un bagno di acqua fredda, sotto gli occhi esterrefatti della moglie che temeva chissà quali tragiche conseguenze per la neonata. Felicissimo per questa nascita (Clelia era la quinta dei suoi figli), decise di piantare nel piazzale antistante la villa un pino che, ancora oggi, dopo circa 150 anni dalla sua messa a dimora, svetta maestoso laddove Garibaldi è sepolto, a simboleggiare la nascita di una nuova vita, il ciclo della natura che si risveglia offrendo i suoi rigogliosi frutti. Garibaldi aveva scelto l’isola come “buen retiro” già dal 1855,  trasformando un po’ alla volta un’arida tenuta piena di sassi in una fazenda all’americana, che chiamò la Casa bianca, e nella quale, insieme alla giovane moglie Francesca e un ristretto gruppo di familiari, tra una battaglia e l’altra si dilettò praticando l’agricoltura e leggendo libri e giornali.

Dopo le principali imprese, l’eroe originario di Nizza, sessantenne e già provato da un’artrite reumatoide invalidante che lo accompagnerà per il resto della vita, gioisce per la nascita di sua figlia Clelia e per festeggiare l’evento decide di mettere a dimora nel piazzale principale della sua tenuta un Pino italico. È un albero sempreverde e oggi si trova ancora lì a regalare ombra, ossigeno e bellezza nel “Compendio garibaldino” che ospita, oltre alla tomba dell’eroe, quella di Clelia Garibaldi scomparsa nel 1959 a 91 anni, della moglie e degli altri due figli Teresita e Manlio. Il pino non è un albero qualsiasi, ma una pianta monumentale che si differenzia rispetto al classico Pino italico per un portamento quasi disteso a terra, pressoché adagiato al suolo, prostrato e con la chioma allargata. È stato scolpito dal vento e dalle intemperie e ha assunto la forma necessaria per difendersi dai forti venti dell’isola. Alcuni rami che compongono la sua grande chioma sono stati puntellati con sostegni per evitare che si spezzino.

Il Pino di Clelia sull’isola di Caprera

Il Pino a ombrello è l’albero appartenente alla macchia mediterranea che maggiormente caratterizza il paesaggio italiano. Indigeno in Sardegna e Sicilia settentrionale è stato piantato sin dall’antichità dai romani. Simboleggia l’immortalità perché esprime la robustezza, la vigoria e la permanenza della vita vegetativa con l’estrema resistenza che gli permette di abitare gli ambienti più sfavorevoli a chiunque. Rappresenta inoltre gli uomini che hanno saputo conservare intatto il loro pensiero: come il pino riesce a superare gli assalti del vento e delle tempeste così come si superano le critiche degli avversari. Garibaldi regalò perciò a Clelia un albero, un pino italico appunto, sperando che la pianta fosse un tributo alla natura e soprattutto un buon augurio per la giovane donna. Per questo ogni anno l’isola propone due passi tra lo splendore del mare smeraldino e la passione per ambiente e natura, per rivelare l’anima più intima di Giuseppe Garibaldi. Passeggiate nella bellezza perché lo splendido “Compendio garibaldino” è stato inserito all’interno dei “Giardini storici di Sardegna”.

Virginia Mariane

Nell’immagine di copertina, il Pino di Clelia piantato dall’Eroe dei Due Mondi sull’isola di Caprera

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi